Pazienza, capacità e un po’ di fortuna – sempre necessaria – hanno consentito al fotografo naturalista Maurizio Giovannini (che ringraziamo per le foto) di fermare in alcune immagini un falco pescatore all’interno della ZSC Inghiaie di Levico Terme.
Pandion haliaetus è specie considerata per anni a grande rischio estinzione, ed è tornata a nidificare in Italia solo dal 2011, in Maremma grazie a uno specifico progetto di reintroduzione.
La distruzione dell’habitat, causata principalmente dall’attività di urbanizzazione costiera, le uccisioni illegali, soprattutto durante il periodo invernale in cui si pratica l’attività venatoria (si stima la morte di oltre mille individui all’anno negli anni ‘60-‘70), il disturbo dei siti riproduttivi, il prelievo di uova ai nidi e la contaminazione da mercurio e altri metalli pesanti hanno compromesso per decenni la presenza di questo rapace in Italia.
Notevoli altri sforzi di conservazione e anche l’istituzione di aree protette come quella di Inghiaie che offrono zone sicure per le soste migratorie e per la riproduzione hanno fatto sì che ora queste specie sia molto meno a rischio sparizione.
Legato agli ambienti acquatici, questo rapace vive in prossimità di paludi, stagni e fiumi dove riesce a catturare le sue prede, costituite prevalentemente da pesci.
Alcune popolazioni come quelle nord europee intraprendono durante l’anno lunghe migrazioni che portano gli uccelli a fermarsi in ambienti idonei per il riposo e per nutrirsi. Ecco quindi l’importanza delle numerose riserve, di piccole e grandi dimensioni, che costellano il territorio e rappresentano delle vere e proprie “aree di servizio” lungo le rotte migratorie.
Sette sono le coppie di falco pescatore nidificanti in Italia mentre il numero di esemplari che trascorrono l’inverno nel nostro paese è tra 55 e 100. Tra 10 e 12mila è stimato il numero di individui che attraversano ogni anno il Mediterraneo durante le migrazioni stagionali.
(le informazioni sulla specie sono tratte dal sito wwf.it).