Salviamo il principe…il principe ranocchio!

Potreste aver notato qualcosa di strano passando queste settimane in tarda serata sulla vecchia provinciale che costeggia il Lago di Levico, oppure sulla provinciale che dai camping di Levico porta a Tenna, o nei pressi del Lago Costa di Pergine o in località “Paluatti” nei pressi della Riserva Naturale Provinciale e Oasi WWF di Inghiaie oppure sulla strada provinciale del Tesino a Pradellano per rimanere in Valsugana, ma anche nel pinetano a Valt o al Lago di Serraia, oppure al Lago di Santa Colomba.

Delle persone a lato strada con tanto di giubbotto catarifrangente, torcia elettrica o frontalino, un secchio e magari un block notes.

Non si tratta di ladri, ma di qualcuno dei quasi quaranta volontari di tutte le età che partecipano all’iniziativa “Save the prince”. “The prince” cioè “il principe” e in particolare “il principe ranocchio”, proprio quello della favola dei fratelli Grimm.

Il progetto infatti è un’iniziativa di salvataggio e protezione degli anfibi, una categoria di animali particolarmente colpita da declini ed estinzioni e con specie che vivono anche in Trentino inserite nelle liste di quelle considerate a rischio, come il rospo comune o il tritone alpestre. Una ricchezza di biodiversità che è sempre più in pericolo e che è necessario conservare per preservare sia questi animali sia l’intero equilibrio naturale che solo questa ricchezza e varietà di specie può garantire.

Save the prince” è un progetto sovraregionale che vede coinvolti territori lombardi ma soprattutto veneti e trentini e proprio in queste settimane i volontari sono impegnati praticamente tutte le sere.

Come ci dice Aaron Iemma, Presidente dell’Associazione per il WWF Trentino e coordinatore del progetto, è infatti generalmente tra fine marzo e fine aprile che rane e rospi lasciano i rifugi in cui hanno trascorso l’inverno per spostarsi nelle zone di deposizione delle uova, coprendo tragitti che possono arrivare a qualche chilometro per raggiungere le aree umide, gli stagni, le paludi e i laghetti dove nasceranno i girini.

L’itinerario di avvicinamento prevede molto spesso l’attraversamento di strade anche piuttosto trafficate e in questi casi si assiste a una vera e propria strage con innumerevoli rane e rospi schiacciati dal passaggio delle automobili. Particolarmente negativo è lo schiacciamento delle femmine perché con la morte di ognuna vengono distrutte centinaia di uova minando così gravemente la possibilità di perpetuazione della specie.

Per quanto riguarda il Trentino, la Provincia autonoma di Trento è intervenuta negli ultimi anni con degli interventi estremamente validi, posizionando delle barriere in plastica a lato delle strade più trafficate dalle automobili e più utilizzate dagli anfibi, per impedirne l’attraversamento cercando di convogliare gli animali nei “rospidotti” appositamente realizzati: dei veri e propri sottopassaggi che dovrebbero consentire a rane e rospi di attraversare la strada e dirigersi in sicurezza verso le zone di deposizione. Non è però detto che questi utili accorgimenti funzionino sempre al meglio, per cui è indispensabile l’intervento dei “salvatori” per raccogliere gli animali e portarli al sicuro oltre l’altro lato della strada. L’intervento di salvataggio è anche l’occasione per monitorare la consistenza delle popolazioni di anfibi, registrando le specie presenti, il numero di maschi e femmine e anche il numero di soggetti schiacciati; tutti dati utili per tenere sott’occhio l’evoluzione delle comunità di Anfibi e che si trovano riassunti sul sito internet del progetto all’indirizzo savetheprince.net.

Ma la migrazione verso i luoghi di deposizione delle uova non è l’unico momento di pericolo per gli animali: una volta deposto, maschi e femmine tornano da dove sono venuti in quella che viene chiamata “migrazione di ritorno”; un viaggio un pochino meno rischioso perché gli individui sono più reattivi e quindi più veloci grazie al fatto che si sono nutriti (si alimentano infatti solo dopo la deposizione) e le femmine sono anche sgravate dal peso delle uova. Questa è anche una migrazione più diluita nel tempo, a differenza di quella di andata che vede fino a centinaia di individui spostarsi contemporaneamente.

In definitiva cosa dire? Se transitate in questo periodo in zone di “passaggio anfibi”, rallentate e fate attenzione, sia a rane e rospi… che ai volontari “rospisti” e… perché non pensare di unirsi al gruppo?
Per informazioni potete contattare l’Associazione per il WWF Trentino a questo indirizzo di posta elettronica:
trentino@wwf.it

Ringraziamo gli amici “rospisti” che ci hanno concesso l’utilizzo delle fotografie che pubblichiamo nella gallery:
Federica Daldon
Stefania Dal Prà
Valeria Fin
Anita Sartori
Morena Scartezzini
Karol Tabarelli de Fatis/Arch. MUSE
Matteo Trentin

Ah… non si tratta di foto “osè”, perché la fecondazione negli anfibi è esterna, cioè le femmine depongono le uova in acqua dove poi i maschi depongono il loro seme. Però diciamo che il maschio vuol essere sicuro della paternità, quindi una volta trovata la femmina se la tiene stretta e si fa portare fino al luogo di deposizione…

https://www.reteriservebrenta.it/wp-content/uploads/2022/04/Savetheprince-Morena7.mp4
https://www.reteriservebrenta.it/wp-content/uploads/2022/04/Savetheprince-Aaron1.mp4

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