E’ stata una serata particolarmente partecipata quella del “Lunedì della Rete” del 17 febbraio alla “Casa della cultura” di Caldonazzo.
Una cinquantina i partecipanti, molto interessati a conoscere il progetto “Save the prince” con le modalità di salvataggio degli anfibi.
Stefania Dal Prà, promotrice del progetto ormai dieci anni fa e tra l’altro responsabile dei volontari per l’Alto vicentino, ha introdotto i partecipanti al mondo di rane e rospi (ma anche di salamandre e tritoni) presentando le caratteristiche delle varie specie, con un occhio di riguardo a quelle che vivono in Valsugana, sostanzialmente rospo comune e rana montana.
Aaron Iemma, coordinatore dell’iniziativa in Trentino, è entrato nei dettagli pratici dell’attività di salvataggio, mostrando l’attrezzatura necessaria: secchio in plastica alimentare, guanti monouso, frontalino, gilet catarifrangente indispensabile perché prima di tutto va salvaguardata l’incolumità dei volontari, agenda o app per registrare i dati raccolti. Sì, perché “Save the prince” oltre che essere un’iniziativa di salvataggio degli anfibi è anche un progetto della cosiddetta “citizens science” – come ha ricordato Chiara Fedrigotti del MUSE – , cioè la raccolta di dati scientifici effettuata direttamente dai cittadini; in questo caso i dati raccolti portano a conoscere la consistenza sul territorio delle varie di specie di anfibi, la cui registrazione nel tempo sul sito savetheprince.net disegna il quadro dell’andamento negli anni delle popolazioni di questi animali.
L’attività di salvataggio trasportando gli animali da una parte all’altra della strada inizia quando la temperatura dell’aria all’imbrunire raggiunge i 6-7°C, quindi nelle serate indicativamente di fine febbraio-inizio marzo, per protrarsi per cinque-sei settimane con uscite che possono durare un paio d’ore e che sono più fruttuose con condizione di alta umidità e di pioggia, quando rane e rospi si mettono in moto dalle zone di svernamento verso le aree umide di riproduzione.
Le zone della Rete di Riserve del fiume Brenta di interesse per i salvataggi sono la vecchia strada provinciale fra Levico e Pergine, Lago Costa a Pergine, Alberè di Tenna, la provinciale che dai campeggi di Levico sale verso Tenna, la strada delle Lochere, Paluatti (vicino alla ZSC “Inghiaie”) e la strada provinciale del Tesino a Pradellano.
Un ulteriore tassello sulla conoscenza di questi animali è stato portato da Emily Pascoe, ricercatrice che alla Fondazione Edmund Mach, grazie a una borsa di studio “Marie Curie” sta portando avanti il progetto “NipNap” per individuare le patologie che affliggono gli anfibi e non solo tramite l’analisi dell’ e-DNA, il DNA che gli animali tramite la perdita dei loro tessuti (piume, pelle, escrementi, ecc.) “seminano” nell’ambiente.
La serata è stata chiusa da Riccardo Giacomelli, assessore all’ambiente del Comune di Caldonazzo, che ha ricordato l’importanza dell’attività di salvataggio degli anfibi e più in generale la necessità della salvaguardia della biodiversità.
Chi fosse interessato a collaborare all’attività di salvataggio degli anfibi non ha che da proporsi con una mail a salvataggioanfibi@gmail.com.












