Palude di Roncegno

ZSC, Riserva naturale provinciale

Comune: Roncegno Terme
Si trova nel fondovalle, ad Est dell’abitato di Roncegno Terme, nei pressi del confine con il territorio di Borgo Valsugana.

Quota: dai 390 ai 410 msm

Superficie: ha 20,5

Visitabile: SI’
Un percorso attrezzato consente di visitarne una parte.
Un nuovo percorso ciclo pedonale realizzato sul confine orientale della riserva permette di percorrerne tutto il perimetro.

Tipologia:  Bosco ripariale

Interessante perché: E’ uno degli ultimi e più importanti boschi ripariali di fondovalle presenti nella provincia di Trento.
Occupa la porzione più orientale del conoide fluviale del Rio Chiavona, nella zona in cui questo torrente, che scende dai monti del Lagorai, confluisce nella Brenta Vecchia.
Il continuo ed abbondante apporto di acque garantito dal Rio Chiavona e da altri ruscelli minori mantiene il terreno in uno stato di perenne ristagno d’acqua, anche grazie al fatto che questi corsi non sono canalizzati e quindi nel Biotopo si ramificano in numerosi rivoli superficiali che si disperdono su un’ampia zona. La presenza d’acqua nel terreno, costituito in prevalenza da limi, sabbie e ghiaie alluvionali, rappresenta la condizione indispensabile per lo sviluppo della vegetazione palustre.
Quest’area conserva ancora oggi, nonostante i numerosi interventi operati dall’uomo, le caratteristiche degli antichi paesaggi boschivi di fondovalle, sia in termini di struttura della vegetazione, sia per quanto riguarda le specie della flora presenti. Un tempo non lontano questo tipo di ambiente non era così raro: vasti boschi ripariali accompagnavano infatti senza interruzione il percorso dei fiumi sui fondivalle, ospitando innumerevoli specie di piante e di animali. Oggi questi ambienti sono quasi ovunque scomparsi a causa degli interventi umani, principalmente bonifiche a scopo agricolo o tagli forestali. La Palude di Roncegno appare oggi come una sorta di “isola” di naturalità circondata da un territorio interamente coltivato.
La porzione boscata è composta prevalentemente da un’ontaneta di ontano nero (Alnus glutinosa) ed ontano bianco (Alnus incana); numerosi sono anche i gruppi di salici, tra cui il salice cenerino (Salix cinerea) e l’imponente salice bianco (Salix alba). In genere il bosco presenta una struttura relativamente giovane, a testimonianza dei tagli condotti fino a tempi recenti. In vari tratti l’ontaneta è interrotta da radure occupate da prati umidi o invase da cannuccia di palude; questi ambienti aperti sono molto importanti perché contribuiscono ad elevare il grado di diversità dell’ecosistema palustre.
Qui trovano rifugio e possibilità di riproduzione molti animali; basti pensare che fino agli anni ’50 ci viveva la lontra (Lutra lutra), oggi estinta. L’intrico della vegetazione costituisce un riparo sicuro per molti mammiferi, anche di grandi dimensioni, come il capriolo (Capreolus capreolus), il tasso (Meles meles) e la volpe (Vulpes vulpes). La componente più varia della fauna è però costituita dagli uccelli: numerose specie silvicole frequentano le chiome ed il sottobosco, ma le entità più preziose sono quelle più strettamente legate all’acqua, come il germano reale (Anas platyrhynchos), il porciglione (Rallus aquaticus) e la cannaiola verdognola (Acrocephalus palustris).
La fauna acquatica è aumentatanin seguito alla creazione di un sistema di stagni, realizzati al posto di una ex-discarica e in una zona precedentemente “asciutta” e priva di interesse. Gli stagni attirano gli uccelli acquatici, tra cui gli aironi (Ardea cinerea) e i germani reali; nelle loro acque tranquille in primavera depongono le uova decine di esemplari di rana di montagna (Rana temporaria) e di rospo comune (Bufo bufo).

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